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Chiara Corbella Petrillo: il processo di Beatificazione

Ciao Chiara ti scrivo questa lettera a pochi giorni dall’aver vissuto ad Assisi il tuo anniversario della nascita in Cielo, la dodicesima. Una grande festa come lo sono state le altre perché la vita è un dono e tu ce lo hai insegnato. Oggi si è chiuso nella Basilica Lateranense il tuo processo di beatificazione. Sembra ieri quando frequentavamo i dieci comandamenti di don Fabio Rosini. Vedendo tuo figlio Francesco così grande mi accorgo che il tempo è volato. La tua fama ormai ti precede. I primi anni dalla tua nascita in cielo ero sola a pregare al Verano ora passano tantissime persone da tutto il mondo. Ho incontrato sudamericani, francesi, inglesi lasciare anche loro una lettera o un rosario sul portone di ingresso alla tomba. Chiara la tua presenza è un faro per tutti noi. Quando mi sento giù ti penso e trovo la forza per affrontare i problemi. Eppure io non capisco cosa cerca il Signore da me e faccio fatica a lasciarmi andare. Vorrei avere la tua docilità di lasciarsi andare nelle braccia dell’amore infinito di Dio. Ma io posso davvero amare? Nel silenzio della mia mente posso davvero affidarmi? C’è scritto nella Bibbia che c’è un tempo per ogni cosa. Così nella notte dell’anima si palesa un bisogno nel mio cuore: la necessità di essere curato e il mio bisogno di affidarmi. Ma posso davvero rischiare e non dormire? C’è un’urgenza che richiede attenzione, richiede di esser adempiuta: amare. Ma io ne sono davvero capace? Eppure ho sentito la tua voce e da lì è cambiato tutto. Un vento leggero, una carezza, lí proprio al Cimitero del Verano. E 11 anni fa, nell’estate del 2013, sono andata a Medjugorje dove ho avvertito forte l’abbraccio di Maria e la mia vita è cambiata, profondamente. Sai, ci abituiamo al dolore che si è cronicizzato come i non detti che si sono cristallizzati, non c’è più vita, non scorre più sangue, i capillari si chiudono. Ma lí su quella montagna di sassi ho capito che il mio sogno non è terminato. Perché sento dentro un desiderio. Desiderare è bellissima come parola. Ha un’etimologia meravigliosa, desiderare. Sidera, siderare, le stelle. Desiderare: allontanarsi dalle stelle, cioè allontanarsi dalle illusioni per entrare nella realtà, che è molto più bella perché è vera rispetto al cielo stellato. Sono stata poco bambina: sono dovuta crescere in fretta. Vivevo la mia vita, scelta da altri, come dietro una maschera. La caduta delle maschere è la caduta delle illusioni che coprono ferite copionali che mi porto dentro da sempre. Ma da questo dolore, da questa morte è la parte dalla quale scaturisce la vita. Un’esistenza piena, la pienezza, l’autenticità, la voglia di vivere, la passione, l’entusiasmo verso la vita: è ciò che si rappresenta come speranza. La tua vita è speranza. Ora posso finalmente guardare te con fiducia. È la mia vita, il mio sogno, la mia serenità, la pace e queste sono tutti conquiste che mi sono permessa sganciandomi dal passato. Come Gesú è dovuto passare per la morte, anch’io se voglio incontrarti veramente devo passare per la morte delle apparenze. In te vedo il sogno di vivere appieno nelle braccia di Dio e il suo giogo è soave, non è sofferenza e dolore: è amore allo stato puro. Abbraccia tu mia mamma in cielo, Chiara.
Maria Alessia

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